Ricevo, traduco e diffondo
Venerdì 29 giugno
In quest’udienza del tribunale militare contro l’organizzazione anarchica Cospirazione delle Cellule di Fuoco, il PM ha suggerito di leggere l’opuscolo della Cospirazione “Il Sole sorge ancora” [che potete trovare qui: http://culmine.noblogs.org/2011/06/30/ccf-il-sole-sorge-ancora/ e che è stato stampato dalle Edizioni Cerbero, ndt] come anche il comunicato per l’esplosione del Tribunale di Primo Grado. Entrambi i testi sono stati letti dal presidente del tribunale, poi il processo è stato dichiarato sospeso fino al 10 luglio.
Martedì 10 luglio
E’ arrivata l’ora delle dichiarazioni di difesa dei 4 compagni della CCF.
Prima che si cominci il procedimento, Mihalis Nikolopoulos ha chiarito che la Cospirazione non va per il “sì”, non si pente e non retrocede, inoltre aggiungendo che la guerra anarchica continua… Subito dopo Christos Tsakalos ha detto che i giudici si rendono ridicoli se sperano che i compagni dichiareranno il “sì”, mentre sottolineava che tutti loro sono orgogliosi di essere membri della CCF e che fanno parte della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI).
Finendo di dire ciò, si è rivolto così ai giudici: “e perché non si scordi: le “circostanze attenuanti” della vostra democrazia e della vostra giustizia ve le potete ficcare su per il culo…”. Dopo, tutti i 4 compagni si sono alzati ed insultando i giudici sono usciti, con una forte scorta di sbirri, i quali di fronte alla posizione dei compagni sono rimasti confusi e temendo che potessero attaccare i giudici, hanno formato tutti un cerchio attorno ai compagni. Allo stesso tempo quei/quelle poch* compagn* presenti nella sala giudiziaria hanno urlato “La passione per la libertà è più forte di tutte le celle”. E’ stata ordinata una pausa, ma quando l’udienza è ricominciata i compagni non sono nemmeno tornati, decidendo di non presentarsi e non rilasciare le proprie “difese”.
Il giudizio, obbligatoriamente, è stato sospeso. Si è deciso che l’udienza seguente sarà il 20 luglio e comincerà il discorso del PM. Mentre i 4 compagni, accompagnati da una scorta speciale di sbirri, sono stati portati indietro in carcere, in un corridoio dell’uscita si sono imbattuti nel presidente del tribunale. Damiano Bolano gli ha gridato: “Tirerai le cuoia, presidente…” e questo si è nascosto di nuovo nella sala giudiziaria, causando così le risate dei compagni.
Seguono le dichiarazioni complete:
Dichiarazione letta da Mihalis Nikolopoulos
A questo punto del procedimento del Tribunale Militare diremo un paio di parole, dato che già siamo arrivati alla parte delle “difese”, come le state chiamando.
Noi, membri orgogliosi dell’Organizzazione Anarchica Cospirazione delle Cellule di Fuoco non affermeremo niente a nessuno. Non abbiamo nulla da dire, nemmeno risponderemo ai membri della Mafia Giudiziaria. Non abbiamo neanche alcun tipo di illusione che le “dichiarazioni politiche” che riconoscono il potere dei giudici siano qualcosa in più di una dichiarazione di pentimento. In nostra opinione, quando i giudici arrivano a questo punto, tutt* gli/le orgoglios* anarchici/che d’azione devono sabotare il procedimento, insultandolo o mostrando così direttamente il proprio disprezzo verso questo.
Non v’aspettate che chiederemo alcuna circostanza attenuante. Noi non ci pentiamo di nessuna parola che abbiamo pronunciato e di nessuno degli esplosivi che abbiamo messo nei simboli del Potere.
La scelta di star qui, in questo Tribunale Militare, l’abbiamo fatta perché possiamo utilizzarlo più come una tribuna pubblica per la propagazione dell’Azione Anarchica.
Noi neghiamo di aprire qualsiasi dialogo con voi. L’unico confronto al quale possiamo arrivare con l’Apparato Giudiziario e tutto questo complesso autoritario al quale state prestando servizio, è un confronto armato. Coi nostri proiettili ed esplosivi vogliamo attaccarvi ed annichilire quanti più possiamo, come anche promulgare, oltre la Guerriglia Urbana Anarchica, le idee e le pratiche anarchiche.
Diffondere i nostri valori e percezioni ad ognuno ed ognuna che vuole dinamitare il complesso autoritario e mettere piede nel campo dell’insurrezione permanente per l’anarchia.
Non negoziamo
Non affermiamo
Non retrocediamo
Non un millimetro indietro
9mm nelle teste degli Inquisitori Moderni della Mafia Giudiziaria
Tutto continua…
Cospirazione delle Cellule di Fuoco
FAI/FRI
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Dichiarazione letta da Christos Tsakalos
L’opera teatrale chiamata “giustizia” sta giungendo alla sua fine.
Il fatto che ci siamo degnati di apparire davanti a voi non significa in nessun caso che riconosciamo o rispettiamo le leggi o l’autorità. Con la nostra presenza al processo avevamo come obiettivo alzare una barricata di fronte all’impero dell’Unità Antiterrorista ed i suoi servi. Il capo ed i dignitari dell’Antiterrorismo, attraverso le proprie dichiarazioni hanno dimostrato il modo in cui si muove il nemico (pedinamenti, intercettazioni telefoniche, raccolta di prove, ecc.). Tutto ciò costituisce una preziosa esperienza per i/le compagni/e giovani che vogliono partecipare nell’avventura della guerriglia urbana anarchica. Tutti/e noi, come Cospirazione delle Cellule di Fuoco, siamo orgogliosi/e di poter contribuire a ciò.
Beh, ora ci state chiedendo di fare dichiarazioni per difenderci…
Quelli/e che si difendono riconoscendo l’autorità dei giudici sono dei/delle codardi/e e pentiti/e. Tra di noi non cercate di trovare neanche un millimetro di pentimento. Sappiamo molto bene che vi piacerebbe ascoltare da parte nostra un tono di scuse o una supplica, sia per qualche trattamento più favorevole o per le circostanze attenuanti. Noi ridiamo pensando solo a quanto sia ridicola la vostra idea. Non ci rifugeremo nemmeno nella presunta serietà di una “dichiarazione politica”, parlando delle nostre nobili motivazioni politiche…
Lontane da noi queste scuse legali. Vi potete tenere il diritto di apologia.
Sputiamo sulle vostre leggi, sputiamo sul vostro ordine, sputiamo sulla vostra autorità. Non dichiariamo niente di fronte a nessun dio né essere umano.
Continuiamo ad essere impenitenti anarchici/che d’azione, nemici/che dichiarati/e dello Stato e della sua società, pericolosi/e negatori/trici di tutte le leggi ed autorità. Non rimane nient’altro da dire… tutto il resto sarà scritto con le nostre mani armate che romperanno le catene della prigionia. E perché non si dimentichi: le circostanze attenuanti delle vostre leggi, ve le potete ficcare su per il culo…
Noi vivremo e moriremo come guerriglieri/e urbani/e anarchici/he, né pentiti/e né sconfitti/e, con le armi in mano e l’anarchia nel nostro cuore. Siamo la Cospirazione delle Cellule di Fuoco e la Cospirazione non si consegna, non si riconcilia, non retrocede. Il nostro fuoco vi attaccherà…
Signori, non reciteremo più nella vostra opera teatrale. Vi diamo le spalle e ce ne andiamo. Essendo anarchici d’azione e membri della Federazione Anarchica Informale (FAI) siamo coerenti con la nostra coscienza. Ora, come buone ed obbedienti marionette quali siete, ci potrete condannare…
VIVA LA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE
VIVA LA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO
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Fine dell’isolamento di Olga Ikonomidou
“Il tempo diventa ‘eterno’, è come essere congelati mentre pensi – vedi – senti ma non puoi toccare-sentire tutto ciò
Ricordi… ricordi, questo sì!
Ogni minuto, ogni bacio, ogni nome, ogni città dove ero libero come un uccello pieno di energia e sogni, creativo ed attivo, immerso nella libertà, un induttore di azione ed un propagatore, ricordo tutto ciò e nessuno e niente può rubarlo da me…”
– Gabriel Pombo Da Silva, “Diario di un Delinquente”
Black International Publications (in pubblicazione)
Dopo 53 giorni in isolamento e l’attitudine vendicativa, concernente l’attuazione del mio trasferimento disciplinare dalla prigione di Tebe a quella di Diavata, il 26 giugno sono stata portata alla prigione di Koridallos per l’imminente processo per l’accusa del testo solidale della CCF per lo squat anarchico Nadir.
Il regime di isolamento, rotto non perché sono state prese delle decisioni, ma per le condizioni. Al di là di ciò, ogni prigioniero è un numero, ogni numero è un foglio in più nelle inutili pile sulle scrivanie dei burocrati che viene facilmente perso o completamente sepolto.
Due giorni dopo è stato annunciato per me che sarei dovuta essere trasferita ancora alla prigione di Diavata. Un fatto che significa un ritorno all’isolamento.
Dunque, la mattina di venerdì 29 giugno, e mentre la mia “scorta” (forze speciali, sbirri, forze speciali per i trasferimenti) aspettava, io ho chiaramente dichiarato che mi rifiuto di seguire, mi rifiuto di tornare, mi rifiuto di partecipare al loro gioco. In casi come questi o simili la tattica seguita dal meccanismo dello stato è data. Comincia con un tentativo di abbattere il tuo morale, evidenziando il vicolo cieco della situazione e la futilità della tua scelta, cioè “non c’è un altro modo” e si conclude con le conosciute minacce riguardo un trasferimento violento.
I loro metodi non funzionano naturalmente, né hanno creato nemmeno un millimetro di dubbio nel mio rifiuto e nella mia non-intenzione di conciliare. Inoltre la decisione che deriva dall’anima e le chiare scelte è quella di non smettere, la continuazione della rottura col sistema correzionale.
Dopo un lungo ritardo, è magicamente apparso dal ministero il documento per il mio trasferimento ad Eleona a Tebe, un fatto che significa la cancellazione del mio trasferimento a Diavata ed il mio stare a Koridallos finché non fossi stata trasferita a Tebe.
Proprio ora sono tornata nella prigione dove è iniziato questo “viaggio”.
53 giorni di isolamento sembrano tanti. Quando sperimentati sono addirittura più difficili, duri. Ma la storia delle prigioni nasconde in sé gli isolamenti, gli abusi e le torture di rivoluzionari anarchici ed in generale persone disobbedienti che non contano i giorni ma gli anni.
La solidarietà coi fatti fuori dalle mura in questi casi è ciò che mentalmente abolisce ogni isolamento, ogni tortura ed alimenta continuamente la lotta.
Tutti questi gesti di solidarietà, gli incontri, le lettere e gli incendi violano come scassinatori impenitenti la rete del silenzio ed infiammano il suo interno. Dagli spari della FAI a Genova, all’incendio degli uffici Microsoft dai Comportamenti Deviati – Fronte Rivoluzionario Internazionale a Marousi, l’ascia della guerra anarchica non è stata mai seppellita…
Sempre in battaglia…
Olga Ikonomidou, membro della CCF – FAI – FRI
Prigione di Tebe
* * * * *
Continuación del segundo juicio de “caso Halandri” (Grecia)
Viernes, 29 de junio
En esta audiencia del tribunal militar contra la organización anarquista Conspiración de Células del Fuego, el fiscal sugirió que sea leído el folleto de la Conspiración “El sol seguirá rayando el alba” como también el comunicado por la explosión en los Juzgados de Primera Instancia. Ambos textos fueron leídos por el presidente del tribunal y luego se suspendió el juicio hasta 10 de julio.
Martes, 10 de julio
Llegó la hora para las apologías de los 4 compañeros de la CCF. Antes que empece el procedimiento, Mihalis Nikolopoulos dejó claro que la Conspiración no aboga para sí, no se arrepiente y no retrocede, además añadiendo que la guerra anarquista sigue…Justo después Christos Tsakalos dijo que los jueces se hacen ridículos si esperan que los compañeros van a alegar para sí, mientras que subrayó que todos están orgullosos de ser miembros de la CCF y que forman parte de la Federación Anarquista Informal/Frente Revolucionario Internacional (FAI/FRI). Acabando se dirigió a los jueces: “y para que no se nos olvide: las “circunstancias atenuantes” de vuestra democracia y justicia os podéis meter por el culo…” Luego, todos los 4 compañeros se levantaron y insultando a los jueces salieron, con una fuerte escolta de los maderos, los cuales frente a la postura de los compañeros quedaron confundidos y temiendo que tal vez van a atacar a los jueces, formaron todo un círculo alrededor de los compañeros. Al mismo tiempo, estxs pocxs compañerxs que estaban presentes en la sala judicial gritaron “La pasión por la libertad es más fuerte que todas las celdas”.Se ordenó una pausa, pero cuando la audiencia empezó de nuevo los compañeros tampoco volvieron, decidiendo de no presentarse y no hacer sus “apologías”. El juicio, obligatoriamente, quedó suspendido. Se decidió que la siguiente audiencia será el 20 de julio y empezará con el discurso del fiscal. Mientras que los 4 compañeros, acompañados por una escolta especial de maderos, fueron llevados de vuelta a la cárcel, en un pasillo de salida se toparon con el presidente del tribunal. Damianos Bolano le gritó a él “Vas a estirar las patas, presidente…” y éste se escondió de nuevo en la sala judicial, así causando risas de los compañeros.
Siguientes son las declaraciones completas:
Declaración leída por Mihalis Nikolopoulos
En aquel punto de los procedimientos del Tribunal Militar vamos a decir un par de palabras, puesto que ya hemos llegado a la parte de loas “apologías”, como las estáis llamando. Nosotros, miembros orgullosos de la Organización Anarquista Conspiración de Células del Fuego no vamos a dar alegato a nadie. No tenemos nada para decir, tampoco vamos a rendir cuentas a los miembros de la Mafia Judicial. Tampoco tenemos cualquier ilusión que las “declaraciones políticas” que reconocen el poder de los jueces son algo más que unas apologías de arrepentimiento. En nuestra opinión, cuando los juicios llegan a este punto, todx orgullosx anarquista de praxis tiene que sabotear el procedimiento, insultándolo o si directamente mostrando su desprecio hacia ello. No os esperáis que vais a ver de nuestra parte alguna declaración de arrepentimiento o regateo respecto a las condenas. No os esperáis que vamos pedir alguna circunstancia atenuante. No nos arrepentimos de ninguna palabra que hemos pronunciado y de ninguno de los explosivos que hemos metido en los símbolos del Poder. La opción de estar aquí, en este Tribunal Militar, la hicimos porque podemos utilizarlo como una más tribuna pública para la propagación de Acción Anarquista. Nos negamos a abrir cualquier diálogo con vosotros. La única confrontación a la cual podemos llegar con el Aparato Judicial y todo ese complejo autoritario a la cual estáis haciendo servicio, es una confrontación armada. Con nuestras balas y explosivos queremos atacaros y aniquilar a cuantos más podemos, como también promulgar, tras la Guerrilla Urbana Anarquista, las ideas y prácticas anarquistas. Difundir nuestros valores y percepciones a cada uno y una que quiere dinamitar el complejo autoritario y poner pie en el campo de la insurrección permanente por la Anarquía.
No negociamos
No alegamos
No retrocedemos
Ni un milímetro atrás
Nueve milímetros en las cabezas de los Modernos Inquisidores de la Mafia Judicial
Todo sigue…
Conspiración de Células del Fuego
FAI/FRI
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Declaración leída por Christos Tsakalos
La obra de teatro llamada “justicia” está llegando a su fin. El hecho que nos hemos dignado de aparecer delante de vosotros en ningún caso significa que reconocemos o respetamos las leyes o la autoridad. Con nuestra presencia en el juicio tuvimos como objetivo levantar una barricada frente al imperio de la Unidad Antiterrorista y sus criados. El jefe y los dignatarios de la Antiterrorista, a través de sus declaraciones mostraron la manera en que se mueve el enemigo (seguimientos, escuchas telefonicas, colección de pruebas,etc.). Todo eso constituye una valiosa experiencia para lxs compañerxs jovenes que quieren involucrarse en la aventura de la guerilla urbana anarquista. Así pueden evitar los errores del pasado y crear la perspectiva de la insurrección permanente anarquista. Todxs nosotrxs, como Conspiración de Células del Fuego, estamos orgullosxs de que pudimos contribuir a ello. Pues, ahora nos estáis pidiendo que abogemos por sí mismos… Lxs que se defienden reconociendo la autoridad de los juzgados son unxs cobardxs y arrepentidxs. Entre nosotrxs ni busqueis de encontrar siquiera un mílimetro del arrepentimiento. Sabemos muy bien que os gustaría escuchar de nuestra parte un tono apologético o una súplica, sea por algún trato más favorable o por circunstancias atenuantes. Nos reímos sólo pensando sobre la ridiculez de vuestra idea. Tampoco vamos a refugiarnos en la supuesta seriedad de una “declaración política” y hablar sobre nuestras nobles motivaciones políticas… Lejos de nosotrxs esas excusas legales. Os podeis guardar el derecho de apología. Escupimos a vuestras leyes, escupimos a vuestro orden, escupimos a vuestra autoridad. No alegamos ante ningún Dios ni ser humano. Seguimos siendo no arrepentidxs anarquistas de praxis, enemigxs declaradxs del Estado y de su sociedad, peligrosxs negadorxs de toda ley y autoridad. No queda nada más para decir…Todo lo demás será escrito con nuestros manos armados que van a romper las atadoras del cautiverio. Y para que no se nos olvide: las circunstancias atenuantes de vuestras leyes, os las podéis meter por el culo… Nosotrxs viviremos y moriremos como guerrillerxs urbanxs anarquistas, ni arrepentidxs ni derrotadxs, con el arma en la mano y la anarquía en nuestra corazón. Somos la Conspiración de Células del Fuego y la Conspiración no se entrega, no se reconcilia, no retrocede. Nuestro fuego os atacará… Señores, ya no actuaremos más en vuestra obra teatral. Le demos la espalda y nos vamos. Siendo anarquistas de praxis y miembros de la Federación Anarquista Informal (FAI) somos consecuentes con nuestra conciencia. Ahora, como buenas y obedientes marionetas que sois, nos podreís condenar…
VIVA LA FEDERACIÓN ANARQUISTA INFORMAL
VIVA LA CONSPIRACIÓN DE CÉLULAS DEL FUEGO
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Fin de aislamiento para Olga Ikonomidou
“El tiempo se me hace “eterno”, es como si estuviese congelado pensando-viendo y sintiendo y no pudiendo tocar-sentirlo todo. Recuerdo…,recuerdo, eso sí: cada minuto, cada beso, cada nombre, cada ciudad donde he estado LIBRE; libre como un ave, plétorico de energías y sueños, creador y activo, militante de la libertad, agitador y propagandista, lo recuerdo todo y eso nadie y nada me lo pueda robar…”
– Gabriel Pombo da Silva, “Diario e Ideario de un delincuente”
Después de los 53 días del aislamiento y de una actitud vengativa por parte de las autoridades, en cuanto a mi traslado disciplinario de la cárcel de Thiva a la de Diavata, el 26 de junio fui trasladada a la cárcel de Koridallos a la vista del juicio por el comunicado sacado por la CCF en solidaridad con el ateneo anarquista Nadir. El régimen de aislamiento se rompió no porque hubo decisiones al respecto, sino por coincidencia. Además cada presx es un numero y cada numero un papel más en los montones apiñados sobre escritorios de los burocrátas, un papel facilmente perdido o cuidadosamente enterrado. A cabo de dos días me informan que tengo que irme de nuevo a Diavata. Algo que significaría volver a la celda de aislamiento. De este modo, por la mañana del 29 de junio y mientras que mi “escolta” (EKAM, maderos, fuerzas de traslado de los servicios penitenciarios) está esperando, categóricamente declaro que me niego a venir, me niego a volver allí, me niego de tomar parte en su juego. En tales situaciones o unas parecidas, la táctica seguida por la máquina estatal es un hecho dado. Empieza un intento de intimidar a tu moral, mostrarte que la situación es como un callejón sin salida y hacer destacar la inutilidad de opción que hiciste, como si estuviesen diciendo “es que no hay otra manera”. Luego llegan las conocidas amenazas sobre el traslado por la fuerza. Naturalmente, sus métodos no prevalecieron, ni por un segundo pusieron en duda mi negativa y tampoco me despertaron ganas para reconciliación. Además, la decisión que viene de alma y las opciones muy claras son aquellas de no renunciar, de seguir creando la ruptura con el sistema penitenciario. Después de muchas horas de retraso, como si estuviese por brujería, del ministerio llega el papel que confirma mi traslado a la cárcel Eleonas de Thiva, algo que anula su decisión de llevarme a Diavata y permite que siga en Koridallos hasta que me lleven a Thiva. En estre momento ya estoy de vuelta en la cárcel desde la cual he iniciado este “viaje”. 53 días de aislamiento parecen muchas. Al ser vividas son todavía más pesadas, todavía más monótonas, más difíciles. Pero la historia de las cárceles esconde los aislamientos, los maltratos y las torturas de lxs anarquistas revolucionarixs y más en general de todas personas insumisas. Aislamientos, maltratos y torturas que no se miden en días sino en años. En tales casos es la directa solidaridad fuera de los muros la que deroga, de modo conceptual, a cada aislamiento, a cada tortura y alimenta a la continuación de la lucha. Todos estos gestos solidarios, las concentraciones, las cartas y los incendios, como unos ladrones no arrepentidos trasgreden la alambrada del silencio y prenden fuego dentro. De los disparos de FAI en Genova al incendio del Microsoft por Actitudes Desviadas/FRI en Marousi, la hacha de guerra anarquista jamás fue enterrada…
Siempre en la batalla…
Olga Ikonomidou, miembro de la CCF-FAI-FRI
Cárcel de Thiva