Precisiamo che la seguente lettera, datata 2/5/2012, è pertanto precedente al rilascio della compagna, avvenuto il 4/6/2012 per la decorrenza dei 18 mesi di carcerazione preventiva.
Lo scorso anno abbiamo visto diverse irregolarietà da parte dello stato a danno dei prigionieri politici. Prima di tutto mi riferisco agli arresti doppi e tripli dei combattenti. La separazione dell’accusa di partecipazione ad una organizzazione rivoluzionaria dalle azioni e le diverse prigionie per lo stesso caso, per lo stesso processo. In questo modo estendono la prigionia dei prigionieri politici usando mezzi che non sono ritenuti legittimi neanche dalla loro stessa costituzione.
Inoltre, abbiamo visto la prima applicazione di unn nuovo fenomeno. Hanno impostato delle condizioni di rilascio ai combattenti rilasciati dopo lo scadere dei 18 mesi di carcerazione temporanea, cosa che non è applicabile quando qualcuno viene rilasciato dopo “i 18 mesi”. Nell’Aprile 2012 io e molti altri prigionieri politici siamo stati interrogati, accusati delle 250 azioni rivendicate dalla O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco.
Io, P. Masouras e K. Karakatsani non siamo stati nuovamente imprigionati sebbene esistesse la stessa condizione di tutti noi che rifiutiamo la nostra accusa di partecipazione: l’inesistenza di alcuna prova che possa “giustificare” una nuova carcerazione. Le condizioni imposteci hanno le seguenti particolarietà in confronto a quelle usualmente imposte. Queste sono chiaramente dovute alle nostre idee visto che vi viene vietato di entrare nelle istituzioni educative e nei loro cortili sebbene non siamo accusati di nulla che abbia a che fare con le università. Questo è un attacco ai combattenti, durante il quale ci chiedono informalmente di fare una “dichiarazione delle idee”.
Anche se non riconoscono la nostra identità politica, fanno un attacco politico che mira a “colpire” i processi collettivi di discussione e formazione che da anni “hanno luogo” nelle università. Questo divieto colpsice la nostra partecipazione nel movimento anarchico/antiautoritario. Come nemici politici del sistema siamo obbligati a difendere la nostra presenza in questi spazi dove per anni ci siamo formati, rivoltati, abbiamo agito, concordato e disaccordato. In questi spazi dove ogni cosa rivoluzionaria e sovversiva è nata.
Spazi che il movimento anarchico ha usato come centri di lotta, insurrezione e condivisione di opinioni e idee sovversive. La sostanza di queste condizioni è soprattutto l’attacco, incurante del dove il movimenti si incontri per prendere forma. Ciò chiarisce quindi che non stanno attaccando le mura o qualche edificio, stanno attaccando ovviamente le nostre dinamiche, la solidarietà organizzata e in generale il nostro operato. Ciò che temono è l’organizzazione del movimento anarchico, è questo che cercano di criminalizzare, che esso si organizzi nelle università, nelle piazze, nelle strade o su colline e montagne. Non è una vittoria di per sé se noi non lottiamo la sostanza di questa operazione repressiva che diventa più ampia e si diffonde con aggressività sulla parte più radicale della società. Non è un caso che in questo periodo che stiamo vivendo, essi vietino il nostro ingresso in questi spazi. In un periodo dove viviamo la più subdola forma di dittatura, quella nascosta.
E’ necessario dunque creare queste relazioni e dinamiche in modo da difendere le situazioni che con il passare del tempo smettono di essere evidenti e accessibili. Cosi come la difesa della nostra identità politica durante gli arresti. Non siamo per nulla lontani dal momento in cui arresteranno qualcuno del movimento anarchico e sarà considerato coraggioso ammettere alle autorità accusatorie che si è anarchici.
Il dieivo di entrare nelle università, il divieto di comunicare in ogni modo con i nostri co-imputati, è l’inizio di una nuova operazione oppressiva contro il più ampio movimimento anarchico/antiautoritario. Già con la nuova legge antiterrorista ci minacciano con accuse e persecuzioni più pesanti. Io credo che questa situazione non solo riguardi chi subisce queste limitazioni ma l’intero movimento anarchico. Visto che l’attacco è politico, bisogna rispondere politicamente.
Il 13/4/2012 ho sottoscritto una richiesta per farmi togliere questi limiti e continuerò con altri mezzi legali.
“Questo assedio diventerà più duro, al fine di convincerci ad accettare una schiavitù innocua, ma in piena libertà” M.N.
LA LOTTA CONTINUA
Stella Antoniou
Prigione femminile di Koridallos
2/5/2012