Tratto da: Nexus Co
E ci risiamo. Dopo un mese, scrivo questa seconda parte sulle Considerescion Emiliane.
In questa seconda parte, che giustappunto va a coincidere con la fine della pausa del blog -si, una seconda volta causa impegni vari e che esplicherò in questo post-, si parlerà un pò di tutti i fatti e le cagate a cui il sottoscritto ha assistito in prima persona o in seconda/terza persona. Ma bando alle ciance, e cominciamo.
Attenzione!
A differenza del primo post, in questo secondo post sulle Considerescion verrà usata molta ironia e molto sfottò. Siete avvertiti (soprattutto chi verrà citato in questo post)
–Divisioni Investigazioni Generali e Operazioni Speciali (DIGOS) ovvero i veri gestori diParole Armate (*)
Apriamo questo post con un titolo abbastanza ironico -in quanto i gestori di Parole Armate sono stati bollati sull’alienation network per eccellenza (Facebook) come spie o digossini- e questa piccolaperla regalataci dall’ex gestore di Iconoclasta! e Culmine -siti dove viene espresso in toto il pensiero nichilista e l’antigiuridismo-, che adesso si trova in carcere a causa della repressione dello Stato Italiano, il quale da un paio di mesi a questa parte sta perseguitando duramente gli anarchici.
Voglio evitare di fare una decostruzione di questa lettera (come ha fatto Federico Buono con una lettera di Stefano, e a tal merito, mi scuso con Federico Buono per aver giudicato il post una mera supercazzola: al massimo posso dire che non è una cosa tanto proficua fare una decostruzione di una lettera di un compagno in carcere, che non potrà controbattere se non in forma scritta). E ribattendo nella forma scritta -lettera cartacea o post virtuale-, si va incontro a vari fraintendimenti.
E nel caso specifico troviamo proprio questo fraintendimento che va a sfociare in una sorta di insulti aggratis.
Nella lettera, Stefano dice che:
“Prima di iniziare invito i compagni e le compagne a leggere quanto hanno scritto queste carogne sui fatti di Brindisi in una delirante serie di post e commenti in cui hanno attaccato gli anarchici leccesi (definiti “compagnucci”) e hanno vaneggiato sul superamento di qualsiasi morale ed etica (fonte: ParoleArmate).”
Nel post preso in esame, i gestori di Parole Armate (PA) affermano all’inizio del post: “Qui di seguito è pubblicata una critica-tentativo di dibattito da parte di un individuo per quel che riguarda la nostra premessa al testo “Amministrare la paura“.
Molto interessante è vedere da un differente punto di vista ciò che è successo a Brindisi e ciò che scriviamo; sebbene ci siano punti di questa critica che sono stati interpretati in modo differente da quello che volevamo comunicare noi ed altri punti di polemica su cui abbiamo vedute diverse, bisogna cominciare ad aprire un dibattito su come superare ed annullare le gabbie interne, quelle forse più difficili da distruggere, come l’etica e la morale; riteniamo che questo breve testo sia un ottimo modo per avviare una critica ed un’autocritica che vadano a mettere in discussione ed eliminare le tracce di morale che si sono radicate dentro di noi per colpa dell’educazione e della società e che contenga quesiti e critiche che dovrebbero porsi tutti coloro che puntano all’annichilimento dei muri ostracizzanti insiti dentro di noi.
Invitiamo dunque ogni individualità interessata a leggere questo testo di polemica, ad analizzarlo e ad interpretarlo personalmente.”
Aldilà del discorso da fare su cosa si intenda per morale ed etica (termini che volente o nolente appartengono al pensiero anarchico), si arriva a capire come i gestori di PA volessero fare una sorta di dibattito su quel che era successo a Brindisi (in cui erano stati tacciati gli anarchici di aver provocato tale attentato). E ciò lo si arriva a capire benissimo nel commento che uno dei gestori ha messo sul post.
Il tema che Fosco e i gestori di PA parlano e trattano (e si punzecchiano/insultano fra di loro) è quello dell’antigiuridismo in campo anarchico. Ma cos’è l’anti-giuridismo?
Per antigiuridismo, si intende “Che è in contraddizione con la norma giuridica” o “in modo contrario alla norma giuridica” (cit. Treccani).
Questa strategia o modello di difesa individuale in campo anarchico, si usa quando lo Stato, con le sue leggi, reprime gli individui che sono contro esso e il Capitale. Anche se le leggi di un qualsiasi Stato o istituto repressivo e/o burocratico contengano delle contraddizioni di fondo -contraddizioni che possono essere usate contro la repressione tipica dello Stato o dei vari istituti o enti (1)-, questa linea/metod/strategia usata dalle individualità anarchiche non può essere condannata, in quanto appartiene a un modus operandi di ogni individuo.
Può essere condannata, se tipo viene definita come “una strategia da usare a priori”, in quanto l’usare una strategia come unica sola lotta, non appartiene di certo a un pensiero che vuole l’abolizione della schiavitù quale quella dello Stato e del lavoro subordinato. Analogo discorso lo si fa anche verso coloro che dicono che bisogna usare a priori le leggi dello Stato per scampare temporaneamente alla repressione statale.
E’ vero che molti discorsi, intrapresi da PA e anche da Culmine e Iconoclasta! nei loro blog, si dovrebbero fare vis-a-vis (come ricordava l’utente Radioazione sul post di Federico Buono), ma è anche vero che in Italia vi è un rigetto assurdo verso i metodi di lotta o le dichiarazioni di certi compagni, con tanto di dissociazioni, paletti ideologici e mancanza di solidarietà verso TUTTI i prigionieri anarchici e oppositori a questo sistema liberticida (e questa parte la riprenderò sotto).
E ciò, per un paese che ha avuto fior fiori di pensatori anarchici e i cui testi sono tradotti in tutte le lingue di questo mondo, è veramente rivoltante.
Dimenticavo la cosa più importante: benchè abbia giudicato la lettera di Stefano Fosco una roba che si basa su cose che non si sono lette abbastanza bene, sono solidale nei suoi riguardi, in quanto vittima come tanti altri della repressione dello Stato Fascista (2) de facto italico.
–La solidarietà
Voglio essere onesto e franco: avrei voluto fare un post a parte di questo tema (come feci con il post de La dissociazione), ma visto che si è parlato della lettera di Stefano, della cacca che vi è in Italia e nell’essere solidale nei suoi confronti, cercherò di trattare ciò in maniera adeguata.
Come ricorda Capi Vidal nel suo scritto “Il principio di solidarietà nelle relazioni sociali“, per solidarietà egli afferma che “non è semplicemente un’idea, ma una pratica sociale, in cui un individuo acquista un senso nella realtà. Stiamo parlando di una società che promuove la cooperazione, il sostegno reciproco, la complementarità, in cui vengono girati i fattori chiave per lo sviluppo individuale. Infatti, la radice della parola è “solido”, in modo che si possa fare riferimento al concetto di creare una solida base per vivere in benessere. La solidarietà nasce dall’incapacità degli individui di agire in isolamento: per il loro interesse o necessità di cercare forme di cooperazione con gli altri. Quindi non si deve confondere la solidarietà con l’altruismo e la generosità, caratteristiche particolari, per la prima parte della vita sociale in misura maggiore o minore. Siamo di fronte ad un concetto spesso ambiguo, con molteplici interpretazioni, molte delle quali banali e quasi prive di significato a beneficio dei diversi interessi e del potere costituito. Al contrario, con una visione ampia, la solidarietà deve essere un filo essenziale per concepire e costruire le politiche sociali, in quanto ci troviamo di fronte un elemento chiave nel rapporto tra l’individuo e la società nel suo insieme. […]Come definito nell’anarchismo, la solidarietà è un elemento di coesione sociale e queste particolari relazioni sociali possono essere effettuate solo dalla società civile stessa e non da qualsiasi amministratore di terze parti ad esso.”
Detto questo, possiamo vedere come la solidarietà sia un metodo utile e proficuo nell’allacciare i rapporti o le affinità con altre individualità che vogliono la distruzione di questo sistema socio-economico, dallo Stato all’amministrazione del Capitalismo, passando per la distruzione del lavoro subordinato (cosa che dirò all’infinito e in qualsiasi post che scriverò, siete avvertiti quindi).
Quando si afferma che non si vuole dare solidarietà ad altri individui perchè “quest’ultimi non la vogliono” o perchè non si è affini o perchè sono degli stronzi/e, significa rinchiudersi nella propria torre di avorio e passare ad un’altra visione che non è la pluralità o il voler capire il PERCHE’ e analizzare assieme a questi compagni che usano tali metodi -che dovrebbe essere, secondo me, un metodo tipico dell’anarchismo o del pensiero libertario. E questa visione è quella su cui si fondano lo Stato e le religioni gerarchiche: il dogmatismo.
Chè non si sia d’accordo con una o più strategie di varie individualità anarchiche, è una cosa tipica del pensiero anarchico -sia a livello storico che attuale- ma la solidarietà, non solo a parole ovviamente (3), verso chi viene represso da un qualsiasi Stato, non dovrebbe mai mancare.
Ma di questo, alcune individualità delle Federazioni Anarchiche presenti in Italia, non lo arrivano a comprendere.
E passiamo al terzo punto.
–Solidarietà ai prigionieri anarchici bielorussi? No, solidarietà a TUTTI i prigionieri anarchici e a coloro che si battono contro il sistema socio-economico attuale.
Sabato 24 Settembre 2012 vi sono state due manifestazioni: una a Saronno, organizzata dai compagni del Telos, nel quale si ribadiva la casa per tutti e che era sostenuta da parecchi passanti anziani e una a Roma, organizzata dal Cafiero -Circolo della FAItalica- in solidarietà ai prigionieri bielorussi. Non sono riuscito ad andare in nessuna delle due per motivi di mancanza di pecunia e anche perchè era quasi impossibile evitare i corvi/controllori delle Ferrorivie dello Stato (da Bologna a Roma o da Bologna a Milano è quasi impossibile).
Come suggerisce il titolo messo in questo terzo punto, si critica questo evento solo per il fatto che si porti solidarietà ai soli prigionieri anarchici bielorussi.
E’ vero che la Bielorussia non è uno Stato Democratico -voglio ragionare come un liberaruncolo da strapazzo orsù-, ma è anche vero che nessuno degli Stati in questo mondo è democratico o socialista, in quanto la democrazia -il potere del popolo vero e proprio, che lo si può intendere come termine cosmopolita o come democrazia diretta, quindi senza gerarchie o burocratizzazione- o il socialismo -inteso come estinzione o distruzione dello Stato o sistema attuale e creazione di un sistema egualitario, antiautoritario e per la distruzione del lavoro subordinato o alienante- sono concetti che malcoincidono con un sistema quale è lo Stato, il quale è l’autoritarismo per eccellenza e che reprime chi vuole la sua abolizione o chi lo vuole distruggere.
Vedendo tutto ciò, perchè portare solo solidarietà agli anarchici bielorussi e non a tutti quelli che vogliono la distruzione di questo sistema e che vengono perseguiti da quest’ultimo? Abbiamo i compagni boliviani incarcerati a opera del governo nazionalsocialista di Morales o quelli incarcerati e torturati in Colombia e Russia o quelli incarcerati in Cile o quelli uccisi e repressi dal governo “illuminato e socialista” di Hugo Chavez.
E non dimentichiamoci quelli degli altri paesi, Italia compresa!
La solidarietà non va fatta verso un SOLO gruppo di compagni anarchici perseguiti dallo Stato, ma verso TUTTI. E non aggiungo altro, perchè ho scritto abbastanza abbondantemente nel secondo punto.
Per questo tema, consiglio di leggersi questo post di Venturi, dal titolo Sonni tranquilli, in cui si parla di coloro che avrebbero attentato alla vita di un’amante della vita umana, tale Roberto Adinolfi, e della mancanza -tanto per cambiare- di solidarietà (condita con del menefreghismo acuto) di tante individualità verso gli arrestati.
–Una piccola parentesi
Un paio di giorni fa, ho pubblicato una bozza di questo scritto -precisamente i primi tre punti- su Facebook per leggere un pò di opnioni. Tra queste opinioni, vi è stata quella di uno di coloro che gestiscono il sito Individualismo Anarchico (I. A.). Esso citava un pezzo dello scritto di Renzo Novatore, precisamente:
“Un “Uomo” mi ha detto: “Non comprendo le tue idee e la tua maniera di pensare non l’ appprovo; però non ti credo assurdo”. Senza rispondergli mi sono scansato da lui e ho continuato la mia passeggiata nel marciapiede opposto.
Perché? Semplicemente: perché ho riscontrato ancora una volta che non è giunta l’epoca che un amico possa dire al suo prossimo: “Non mi interessano le tue idee, né il tuo pensiero; ma ammiro ed apprezzo il complesso misterioso della tua individualità”. Quando l’uomo saprà pronunciare con la viva voce della sincerità questa ed altre parole per esprimere diafanamente, senza veli, il suo pensiero, si sarà tracciato il cammino che lo condurrà nel regno dell’amicizia e dell’amore.” (cit.)
Con questa citazione, egli ha voluto sottolineare il fatto che molti individui affermano di apprezzare una persona per le sue idee e non per la sua energia individuale nel mettere in pratica quel che dice. Tutto questo va a collidere anche sul fatto che delle individualità anarchiche dicano cosa fare e cosa non fare. E di questo si ritorna ai punti precedenti in cui esplicavo il concetto di pluralismo del pensiero anarchico.
Ma di questa citazione di Novatore possiamo uscire anche un altro argomento: quello della “simpatia” o “sostegno di carta o verbale” di certi individui al pensiero anarchico, ma che sono ancora aggrappati a idee che mantengano in vita lo status quo odierno. E spesso, questi individui vengono sostenuti da delle individualità anarchiche che, in buona o cattiva fede, pensano che i primi si schiereranno per una futura rivoluzione anarchica. E queste individualità fanno spesso riferimento al carteggio tra Malatesta e Saverio Merlino -in cui l’anarchico campano e il socialista campano ebbero un dibattito epistolare che venne pubblicato su vari giornali- pensando che il dibattito -anche se è meglio dire collaborazione- con gente dichiaratamente autoritaria o giustizialista -come un certo Marco Travaglio- o cripto-fascista possa essere un ottimo spunto per elaborare insieme a costoro un cambiamento radicale di questo sistema socio-economico e che poi, alla prima occasione, pugnaleranno alle spalle/salteranno dalla barricata autoritaria che non hanno mai abbandonato.
Per carità, non si tratta di fare settarismi o dogmatismi, ma se l’Anarchia implica la distruzione di questo sistema socio-economico e di tutti i suoi apparati, collaborare o sostenere gente che non vogliono il cambiamento di questo sistema ma che lo vogliono mantenere, significa perdere del tempo. Tempo che potrebbe essere speso, per esempio, per propagandare il pensiero anarchico agli individui che vivono con il lavoro salariato o della schiavitù del lavoro o a quelli che vivono repressi da qualsiasi autoritarismo o esprimere il proprio Io o Unico o Ego e trovare -in tutti questi esempi- degli affini.
Insomma, si riuscirà a capire questo o no?
In un prossimo post del genere, mi occuperò delle cose che ho visto a Napoli e di quel che mi ha fatto vedere il compagno Fabio W. S. , oltre dell’analisi dello scritto Iconoclastia, apparso su Parole Armate, in modo da concludere -si spera- il microdiscorso cominciato qui sulla solidarietà.
(*) Sono ironico ovviamente (questo dedicato a molti n00b della rete)(1) Vedere “Jacob Alexandre Marius” di Bernard Thomas, pubblicato da Edizioni Anarchismo e che in un prossimo futuro verrà scannerizzato e messo su Green, Not Greed.(2) Mi riferisco al Codice Penale, che è di derivazione del Codice Rocco.(3) Di questo passo, cito degli stralci di uno scritto dell’Entropia Ediciones (tradotto da Individualismo Anarchico), dal titolo Solidarietà:
” Noi non crediamo nella dicotomia Teoria-Pratica. Le parole sono ipocrite se non effettuate e le azioni sono incomprensibili se non comunicate (da non confondere comunicare con rivendicare) da un messaggio diretto.
La solidarietà non deve mai essere intesa come uno slogan. Il fatto che venga data viene sacralizzato in quanto tale, metterla su un piedistallo e non toccarla,sia per paura di disastri o per paura di polemiche.
La leggenda vuole che nel 18 marzo 1931,durante l’evasione di Criminal Punta Carretas (dove otto anarchici e tre “prigionieri comuni” sono fuggiti attraverso un tunnel),uno dei fuggitivi ha scritto sul muro del tunnel,”la Solidarietà anarchica non è solo una parola scritta”.
Prima abbiamo chiesto che la parola solidarietà non fosse solo parole o scritte. Ma fosse Azione, fosse dinamite, costumi, elicotteri, gallerie, ammutinamento, infiltrazione, muretti e tutto il possibile per aiutare la fuga di un corpo prigioniero.
Solidarietà è stata la raccolta di denaro,materiali di pulizia e cibo ai compagni presi per fargli avere una “migliore” vita dentro,per quanto sia possibile. Ma abbiamo capito che se c’è qualcosa che deve precedere l’utilità pratica di una campagna, è la solidarietà. Quando parliamo di un movimento di solidarietà con i prigionieri si intende a tutto ciò che può puntare l’immaginazione: Inviare un disegno o una poesia,lettere, aiutarli nella fuga o nella loro vita quotidiana,visitarli,andare ad una udienza,strappargli un sorriso con una bomba,una azione,o un’occupazione…o qualsiasi altra cosa! Per questo motivo,consideriamo indispensabile qualsiasi suggerimento.
La nostra è – e sarà – chiara e semplice: La solidarietà fra anarchici non è solo una parola scritta. Se possiamo fare qualcosa,qualsiasi cosa per aiutare un prigioniero, lo faremo anche tenendo le contraddizioni e la critica di sempre…Prima di chiedere il consenso dei “nostri” fratelli vogliamo aiutare, e se significa rifiuto nel complesso, non ci importa.”